IŠUNN

Išunn (Idun) č una dea della mitologia norrena. Appartenente alla stirpe degli Ęsir, sposa del dio della poesia Bragi, a Išunn č attribuito il possesso dei frutti miracolosi dei quali gli Dči si nutrono per mantenersi immortali e senza invecchiare.

Išunn appare verosimilmente come una dea della feconditą, simile in ciņ a Geršr (anche se quest'ultima appartiene alla stirpe dei Vanir). Nel Lokasenna, il dio Loki la accusa di essere dedita alla lussuria tanto da aver giaciuto persino con l'assassino del proprio fratello.

Di Išunn č ricordato il mito del suo rapimento da parte del gigante Žjazi. La vicenda ha inizio con un viaggio di Odin, Hœnir e Loki, durante il quale l'arrosto che le tre divinitą desiderano cucinarsi viene impedito dai poteri magici di un'aquila, sotto il cui aspetto si cela il gigante trasformato. Loki tenta di colpire l'aquila con un bastone, ma questo rimase incastrato nel corpo del rapace, che spicca il volo trascinandosi dietro il dio. Loki, per salvarsi, stringe un patto con Žjazi, promettendo di consegnargli Išunn e le sue mele. In seguito Loki riesce a convincere Išunn a uscire da Įsgaršr e a recarsi in un bosco, dove Žjazi, sempre in forma d'aquila, la rapisce, portandola nella sua dimora montana di Žrymheimr. Privi delle mele di Išunn gli dči cominciano a invecchiare e, saputo dell'intrģgo di Loki, lo mandano a chiamare per costringerlo a rimediare. Loki ottiene quindi dalla dea Freyja un travestimento da falco, tramite il quale raggiungere la dimora del gigante, dove trova Išunn, sola, mentre il padrone di casa si trova momentaneamente sul mare.

Loki trasforma Išunn in una noce, portandola via con sé, ma Žjazi, che si č ben presto accorto dell'incursione, si muta di nuovo in aquila volando all'inseguimento. Gli dči, allora, una volta che Loki ha fatto ritorno ad Įsgaršr con Išunn, creano una barriera di fuoco tra le cui fiame Žjazi perisce. In seguito Odin dovrą affrontare la figlia di Žjazi, Skaši, decisa a vendicare il padre: ad ella verrą offerto, in riparazione, il matrimonio con uno degli dči.

 

>>Ęsir e Vanir<<